TFR nei fondi pensione: FLOP di adesioni, FLOP di rendimenti

Clicca qui per scaricare la lettera aperta di Attac Torino alle organizzazioni sindacali.

E' appena passato un anno dalla "campagna" per la generalizzazione dei Fondi Pensione. Vi invitiamo a ricordare quel clima di unanime ottimismo per le "sorti magnifiche e progressive" dei Fondi Pensione: Partiti e Sindacati, economisti bocconiani e giuslavoristi con trascorsi (molto trascorsi) di vicinanza ai sindacati dei lavoratori, televisioni pubbliche e private, giornali e ogni altro media, tutti concordemente impegnati a convincere i lavoratori a scegliere, per il proprio bene, di
barattare il proprio TFR con l'iscrizione a un Fondo Pensione.


Ora si conoscono i risultati di quel plebiscito*: più del 71% dei lavoratori interessati ha esplicitamente rifiutato il baratto; nemmeno la norma, a dir poco scorretta, del silenzio-assenso (un vero monstrum nel nostro ordinamento, trattandosi di atto di disposizione patrimoniale!) ha permesso di raggiungere il 29% di adesioni, ci si è dovuti accontentare di qualche decimale di meno.

 

Come spiegare questo, a dir poco tiepido, trasporto dei lavoratori italiani nei confronti di uno strumento previdenziale, "provvidenziale" per i suoi laudatori? Un rigurgito di massa di passioni rivoluzionarie e di fascinazione veterobolscevica (parebbe di no, visti i risultati elettorali)?
L'ennesima espressione dell'arcaismo della società italiana che, prigioniera di miti agro-pastorali, rifiuta gli strumenti della modernità?
Forse un aiuto a trovare una risposta lo fornisce il rapporto della Covip** : nel 2007 la resa dei Fondi Pensione è stata nettamente inferiore a quella del TFR:

TFR 3,1%, Fondi 2,1%, Fondi aperti -0,4%
I dati degli anni precedenti confermano che si tratta di un fatto strutturale:
1.1.2000-31.12.2002 - TFR 10,6% Fondi Pensione -0,5% ;
1.1.2003-31-12-2005 - TFR 9,6% Fondi Pensione 17,8%.***
Rendimento complessivo nei 6 anni: TFR 21,22% Fondi pensione 17,28%

La lettura dei giornali economici e la più prosaica spesa quotidiana suggeriscono che il 2008 non sarà particolarmente brillante per il mercato finanziario e, di conseguenza, per i Fondi Pensione le previsioni per gli anni a seguire sarebbe preferibile ispirarle a maggiore prudenza.
Come è possibile che la grande maggioranza dei lavoratori italiani abbia fatto la scelta giusta, per sé e per la propria famiglia, disattendendo i consigli della totalità del mondo accademico, dei partiti, ai quali danno il voto, e dei sindacati a cui appartengono (e noi diciamo: cui fanno bene ad appartenere)?

Ci troviamo in un paese dove cuochi e metalmeccanici sono più preparati, per ricoprire prestigiose cattedre economiche, scrivanie di giornalisti e analisti finanziari, dei loro attuali titolari? Piacerebbe rispondere di sì.
Noi di Attac abbiamo avuto lo scomodo privilegio di essere una delle rarissime voci fuori dal coro. Non possiamo certo permetterci di dire che i lavoratori ci seguono: non ci conoscono nemmeno. Le nostre poche iniziative in merito, a Torino, sono state un comunicato stampa (signorilmente cestinato da tutti gli organi di informazione) e 5.000 (sì solo cinquemila) volantini distribuiti di fronte ad alcune fabbriche.
Avevamo così tentato di portare a conoscenza di un certo numero di lavoratori alcune informazioni e considerazioni:
1. i dati ufficiali della Covip, che documentano la minor redditività dei Fondi rispetto al TFR anche negli anni di "vacche grasse";
2. la sottrazione di risorse a piccole e medie imprese con danno per il sistema economico e maggiori rischi per i lavoratori direttamente interessati;
3. la trasformazione del Trattamento di Fine Rapporto in trattamento di Fine Lavoro, cosa alquanto imprevidente in epoca di crescente "mobilità involontaria".

Queste preoccupazioni sono state, evidentemente, le stesse di milioni di lavoratori che 

hanno rifiutato i Fondi Pensione. Non abbiamo la presunzione di avere minimamente
determinato l'esito del "plebiscito", abbiamo solo la piccola soddisfazione di poter dire
"l'avevamo detto!", unita alla soddisfazione, questa sì grande, di constatare che
milioni di lavoratori italiani hanno fatto, soli e senza l'aiuto di nessuno, un grande
esercizio di razionalità.
Un tempo si sarebbe detto: hanno votato con i piedi (scappando).
Non si può ignorare che l'esito di questa "diserzione in massa" pone un drammatico problema di fiducia e credibilità delle organizzazioni sindacali nei confronti dei lavoratori che rappresentano.
Questa lettera aperta contiene più domande che affermazioni, non per scelta di stile retorico; ma perché riteniamo che occorra ripartire dalle domande, senza risposte preconfezionate, per costruire, senza pregiudiziali ideologiche, con rigore e onestà intellettuale, partendo dalla verifica dei dati di fatto, i luoghi e gli spazi di una necessaria formazione e educazione del modo del lavoro.
Pertanto invitiamo le Organizzazioni dei Lavoratori a promuovere un confronto aperto a partire da questo tema per dimostrare di saper ascoltare i lavoratori e di essere ancora all'altezza della migliore tradizione sindacale italiana.
Invitiamo le Organizzazioni dei Lavoratori a individuare, con urgenza, i tempi e i luoghi di questo confronto prima che ulteriori scelte dannose per i lavoratori vengano loro imposte con metodi sempre più lontani da ogni possibile forma della democrazia.
Come comitato locale di Attac siamo disponibili a dare il nostro contributo a questo momento di riflessione e di esercizio di democrazia.

Attac Torino

Torino, Luglio 2008