di Chiara Filoni-
Dopo il fruttuoso incontro tra movimenti laici e cattolici a Genova il 15 luglio scorso, che aveva contribuito alla nascita della carta di Genova per l’abolizione dei debiti illegittimi, una ventina di movimenti italiani e di realtà progressiste si sono incontrati ancora una volta lo scorso 15 settembre, questa volta a Roma, per lanciare il CADTM Italia.
L’aula autogestita della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza è strapiena. Militanti dei collettivi universitari, professori, membri degli audit locali del debito (tra cui la Commissione per l’audit del debito di Parma), di Attac Italia, di Communia, di partiti politici (come Sinistra anticapitalista), di associazioni della società civile (Associazione culturale il Bradipo, Arci, Pop-Off Giornalismo, Cooperativa Bottega Solidale Genova, Fair, Fondazione “Lorenzo Milani” Onlus di Termoli, Centro Nuovo Modello di Sviluppo), qualche sindacalista e rappresentante di Pax Christi – tutti insieme per formalizzare la nascita del CADTM Italia.
Una nascita che sembra riunire diverse forze per dare inizio ad un lavoro necessario tenute conto le problematiche legate all’indebitamento italiano sollevate dai diversi partecipanti della conferenza. Diverse le fonti di illegittimità del debito italiano, a cominciare dalla situazione critica delle banche esposte in maniera imbarazzante ai prestiti non performanti (+85% a partire da 2011) e malgrado le ricapitalizzazioni bancarie cominciate nel 2012; i tassi di interesse usurai degli anni ’80 e degli inizi ’90 (che raggiungevano il 24% nel 1981); l’aumento dell’evasione fiscale – fino a 180 miliardi di euro annuali (la quale rappresenta una importante voce di entrate in meno per lo Stato italiano); le spese militari e per la sicurezza (1,9 miliardi di euro, cifra superiore alla media europea, che si attesta invece sui 1,7 miliardi); le grandi opere inutili (come il progetto di treno ad alta velocità Torino-Lione o gli edifici di lusso realizzati e mai utilizzati per il G8 del 2009 in Sardegna, il quale si svolse poi a L’Aquila); la corruzione, fonte inesauribile di sprechi delle risorse pubbliche.
Nonostante il fatto che i tassi di interesse sul debito diminuiscano da 2 anni a causa della politica di quantitative easing della BCE (lo Stato italiano prendeva in prestito con un tasso del 6,5 % nel 2008, oggi paga un tasso del 2,4 %), il rimborso degli interessi sul debito resta ancora la terza voce di spesa per lo Stato dopo la previdenza sociale (300 miliardi di euro) e la sanità (110 miliardi di euro). Ciò è dovuto al meccanismo di accumulazione degli interessi e ai tassi troppo alti pagati negli anni precedenti. Basti pensare che nel 2016, il pagamento degli interessi rappresenta il 4,3% del PIL della penisola, ovvero più di 70 miliardi di euro.
In nome di questo debito e dei suoi interessi, si sono operate privatizzazioni e tagli alla sanità, all’educazione e ai comuni.
Il patto di stabilità e di crescita imposto dall’Unione Europea (che ha come obiettivo quello di dimezzare il rapporto debito/PIL da 130% al 60%), comporta per l’Italia 50 miliardi di euro di tagli ogni anno. In 8 anni, tra il 2008 e il 2015, il governo centrale ha ridotto i trasferimenti finanziari per i comuni di 22 miliardi di euro. A ciò bisogna aggiungere 17,5 miliardi di euro di tagli nel settore della sanità, per un totale di quasi 40 miliardi di euro. Tutto ciò è ancora più ingiusto se si pensa che il debito dei comuni rappresenta solo il 2,4% del debito nazionale. I governatori delle regioni hanno reagito aumentando le tasse sulla prima e la seconda casa.
Nelle parole di Milton Friedman, fiero liberista, il debito serve a “rendere inevitabile a livello politico ciò che è socialmente inaccettabile”.
Diversi potrebbero dunque essere i cantieri di lavoro per il neonato CADTM Italia, che a gennaio (data da decidersi) si riunirà nuovamente per discutere collettivamente di un piano di azione.
Sarà organizzato un comitato di coordinamento per dare inizio al lavoro di audit, ad immagine delle esperienze internazionali dell’Equador e della Grecia. Più di trenta persone (tra cui esponenti del mondo accademico, attivisti, sindacalisti e personalità del mondo cattolico) si sono già rese disponibili per farne parte. L’idea è quella di cominciare a lavorare su un settore strategico a livello nazionale, come quello della sanità, che ha subito tagli e privatizzazioni importanti (altri fronti saranno presi in considerazione, come quello delle banche e delle grandi opere inutili). Il CADTM sarà tanto un centro di analisi e di ricerca legato alla problematica dell’indebitamento, quanto un promotore di azioni, sempre in relazione alle mobilitazioni sul territorio nazionale e le lotte di volta in volta attive, per cercare di integrare il tema del debito e l’appello per l’abolizione dei debiti illegittimi alle rivendicazioni più generali dei movimenti sociali.
Il comitato diventerà anche una piattaforma di riferimento per tutte le diverse realtà di audit del paese. Il sostegno e lo scambio di informazioni e di pratiche diviene essenziale in un momento in cui già diversi gruppi di audit del debito locale si sono sviluppati negli ultimi anni, da Nord a Sud: Parma, Milano, Venezia, Napoli, Livorno e ultimamente anche Roma e Genova. Parma in particolare è una delle esperienze più riuscite. Qui il comitato di audit locale è riuscito ad attirare l’attenzione della società civile e finanche del potere giuridico su un affare di corruzione e di speculazione legato all’aumento dei prezzi di alcuni terreni, che l’amministrazione pubblica locale ha usato come pretesto per imporre delle misure di austerità sui residenti. Il gruppo lavora anche sulla questione dei PPP (partenariati pubblico-privati) che gestiscono alcuni dei servizi pubblici municipali fondamentali, come acqua e gas.
Il lancio del CADTM Italia è stato facilitato dall’adesione di Attac Italia (pilastro importante, tra altri, del CADTM Italia) al network internazionale del CADTM, durante l’ultima assemblea mondiale del 2016 a Tunisi.