LA CAVALLERIZZA DEVE DIVENTARE UN BENE COMUNE
Non è questo lo scopo della delibera che il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Città di Torino (ex Giunta comunale) intende far approvare al più preso dall’assemblea dei soci(ex consiglio comunale).
Riesumando una vecchia proposta scaturita anni fa dagli allora occupanti della Cavallerizza, e di una équipe di giuristi dell'Università degli Studi di Torino (v. pag.2), la delibera spaccia per Beni Comuni soltanto i beni immobili della città, escludendo aria, acqua, ambiente, clima, conoscenza, salute, per coprire il mercimonio del complesso storico-architettonico della Cavallerizza: 47.000 mq nel pieno centro della città in stato di avanzato degrado e occupato in parte, nel corso degli ultimi anni, dai soggetti più vari (v. art 29 del Regolamento).
Dopo anni di disinteresse e di silenzio, la fretta improvvisa si spiega solo con il recente accordo stipulato dall’Amministrazione torinese con la Cassa Depositi e Prestiti alla quale Torino cede grandi complessi immobiliari della città, compresa Cavallerizza, ex MOI, e Superga.
La delibera è la foglia di fico con cui questa maggioranza 5Stelle attua il progetto della precedente maggioranza PD e tenta di coprire la vergogna dello smantellamento del patrimonio immobiliare pubblico.
Spargendo fumo a piene mani, la delibera si dilunga nella descrizione di procedure e organismi di finta partecipazione, organizzata, decisa e pilotata dal Comune, un coacervo che la rende inattuabile o inutile:
- inattuabile perché la sua gestione concreta richiederebbe molto personale, strutture e risorse economiche pari a un mini-assessorato. In tempi di chiusura di sportelli dell’Anagrafe per carenza di personale è tutto dire…
- inutile perché alla fine, qualora un parere espresso dai cittadini fosse davvero raccolto dagli uffici, esso sarebbe solo consultivo e non vincolante… Tanto rumore per nulla!
Ci chiediamo come i dirigenti comunali abbiamo potuto dare parere favorevole a questa delibera (Divisione Patrimonio, Divisione Decentramento, Progetto AXTO beni comuni e periferie), senza disporre delle risorse necessarie per poterla attuare … a meno di dare già per scontato di lavarsene le mani scaricando il tutto sulle Fondazioni, previste all’art. 17, anticamera della privatizzazione del patrimonio pubblico.
Anticipiamo fin d’ora la richiesta di audizione in Commissione per sottoporre ai “portavoce dei cittadini” questi e altri quesiti specifici nel merito del nuovo Regolamento per la gestione dei Beni Comuni della Città di Torino.
Perché non riteniamo accettabile che, ancora una volta, i Beni Comuni vengano ridotti a un luogo comune per dare una patina di dignità culturale, sociale e politica all’operazione di privatizzazione del patrimonio cittadino, per spargere a piene mani fumo negli occhi della cittadinanza ignara, che il movimento di base che si sta formando cercherà di dissipare affinché la Cavallerizza diventi davvero un Bene Comune.
ogni volta che si usano a sproposito le parole Beni Comuni . . . muore un panda”
Torino, 1 ottobre 2019