Dopo oltre un anno di mobilitazioni, possiamo dire che se il Maria Adelaide non è già stato venduto, se si è tornati a parlare concretamente di riapertura dell’ospedale. Se il nostro progetto ha raccolto consensi e sostegno è merito dell’assemblea popolare, dei collettivi, dei sindacati di base, delle realtà associative dal basso.
Tuttavia la Regione, a guida Lega, si è limitata a concedere solo 1.000mq sui 13.000 per un poliambulatorio territoriale, continuando ciecamente a proporre uno studentato per le Universiadi, malgrado il disinteresse delle Università che non fanno parte del comitato promotore. Gli interessi da salvaguardare sembrano chiari, la Regione vuol fare cassa con quella struttura a qualsiasi costo. Una direzione politica ancor più imbarazzante, se pensiamo che i soldi del PNRR per la sanità prevedono la diffusione territoriale e capillare dei presidi sanitari: 1 ogni 50.000 abitanti.
Eppure, senza vergogna, la Regione – per la sola circoscrizione 7 – ha concentrato all’ex Astanteria Martini (via Cigna 74): 2 Case della Comunità, 2 Ospedali di Comunità e 3 Centrali Operative, mentre nella stessa sede di Lungo Dora Savona si rifà la facciata con 2 case di comunità. Il resto di uno dei territori più densamente popolati di Torino rimane sguarnito.
Nulla è cambiato rispetto alla solita volontà accentratrice dei “grandi poli sanitari”, anche in barba non solo alle direttive del PNRR, ma alla stessa esperienza Covid.
Ma il Comune cosa fa? Al momento si è limitato ad un banale e non vincolante Ordine del Giorno con cui si dichiara che il Maria Adelaide deve essere destinato ad uso ospedaliero all’interno del PNRR.
L’Assessore Rosatelli, alla sua prima dichiarazione pubblica dopo la nomina, si era speso per il Maria Adelaide, ma dopo mesi ancora nulla di concreto si è visto. Far buon viso a cattivo gioco non lo distingue dalla classe politica che ha sempre pubblicamente disapprovato.
Queste non sono critiche ideologiche: fra le tante esperienze di pasticcio fra PD e Lega – dopo anni di promesse pubbliche che andavano in un’altra direzione – possiamo citare la recente vendita dell’Ospedale di Settimo.
Tuttavia le lotte di questi anni hanno tenuto i riflettori accesi sul Maria Adelaide, così da costringere gli Enti Locali ad indossare una falsa maschera e muoversi nell’ombra.
È ora di svelare le ultime contraddizioni con poche domande:
- Perché la Regione sbandiera sugli organi di stampa che il Maria Adelaide dovrà diventare uno studentato per le universiadi, anche quando le Università non sono neanche i promotori e non hanno più espresso interesse per la struttura?
- Cosa aspetta il Comune, e l’assessore Rosatelli, a dar seguito all’Ordine del Giorno che assegna all’area non solo la destinazione ospedaliera ma anche il vincolo pubblico, prima dell’approvazione del PNRR il 31 maggio?
È nostra viva preoccupazione che a scadenza della presentazione del PNRR sulla sanità (su cui abbiamo comunque formalizzato una segnalazione agli organi di vigilanza europei), se il Comune non preme la Regione per l’inserimento dell'ospedale nel PNRR e non formalizza la sua destinazione sanitaria a carattere pubblico, il Maria Adelaide rimarrà vuoto e nuovamente in vendita al solito privato.
Su questo versante abbiamo è già iniziata una raccolta firme per la rimozione del Manager sanitario della Regione Dr. Picco, viste le sue chiare inadempienze rispetto alle leggi sanitarie e ai criteri e standard stabiliti dal PNRR.
Entro la scadenza di fine maggio terremo diverse azioni per rivendicare la giusta destinazione dell’ex ospedale. La prima di queste è una conferenza stampa all’ex Astanteria Martini di via Cigna 74, giovedì 21 aprile ore 11.30. In vista di un momento decisivo invitiamo tutte e tutti alla partecipazione!
Mancano pochi passaggi perché il Maria Adelaide diventi una Casa della Comunità, ma dobbiamo togliere la maschera agli ipocriti.
Assemblea permanente Riapriamo il Maria Adelaide
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