La Corte costituzionale nella giornata del 26 gennaio ha depositato le sentenze con cui motiva le dichiarazioni di ammissibilità dei due quesiti referendari sull’acqua depositati dal Comitato Referendario “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.
Sentenze che rendono giustizia alle ragioni dei promotori dei referendum e che smentiscono in primis l’ex ministro Ronchi e quanti avevano sostenuto che il Decreto che porta il suo nome era un atto dovuto in attuazione di obblighi comunitari. La Corte definisce che l’abrogazione di tale provvedimento avrà come diretta conseguenza l’applicabilità immediata nell’ordinamento italiano della normativa comunitaria la quale prevede la possibilità di gestione pubblica.
La Corte, con riferimento al secondo quesito ammesso, chiarisce una volta per tutte che con l’eliminazione del riferimento all’ «adeguatezza della remunerazione del capitale investito» si persegue la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua, ne consegue una normativa immediatamente applicabile.
Una prima vittoria dei movimenti per l’acqua bene comune.
Il Comitato sollecita il Governo all’approvazione di un immediato provvedimento di moratoria sulla privatizzazione dei servizi idrici e a fissare la data di indizione dei referendum; rinnova la richiesta di accorpamento della consultazione alle elezioni amministrative della prossima primavera, per consentire ai cittadini di esprimersi su due referendum che porteranno alla ripubblicizzazione dell’acqua.
Il 5 e il 6 febbraio il popolo dell’acqua torna in piazza per lanciare con banchetti ed eventi l’autofinanziamento della campagna referendaria (tutte le informazioni su www.referendumacqua.it).
Roma, 27 gennaio 2011