27/07/08 - Verso una rifondazione dell’Unione Europea  I  10 principi di ATTAC per un Trattato democratico 

Gli Attac d’Europa ritengono che l’Unione Europea, nella sua forma attuale, rappresenti un serio ostacolo al radicamento della democrazia, ai diritti fondamentali, alla giustizia sociale, all’eguaglianza tra uomini e donne e alla sostenibilità ambientale.

L’Unione Europea in effetti è carente in fatto di democrazia, di legittimità e di trasparenza.

Quanto ai Trattati che la governano, essi impongono politiche neoliberiste agli Stati Membri e al mondo intero.

Per questo la rete europea degli Attac ritiene  centrale il problema del futuro dell’Europa. Fin dal 2005 la rete ha avviato un processo comune  di riflessione sulle questioni europee.

 

 Con il NON francese e il NEE olandese è divenuto chiaro a tutti che non solo il Trattato Costituzionale proposto (di seguito TCE) ma pure l’attuale struttura dell’Unione Europea mancano di legittimazione popolare e sono considerati antidemocratici e antisociali.

Il TCE non rappresenta una Costituzione in senso stretto ma recupera ed estende le norme e trattati antecedenti. Ciononostante, la sua importanza politica è maggiore in quanto non solo modifica l’ordinamento istituzionale e ne definisce  principi, valori e obiettivi ma propone anche politiche reali. Il che significa costituzionalizzare il modello neoliberale rendendo praticamente impossibile ogni revisione. E ciò è inaccettabile.

Attualmente i Governi Europei stanno tentando di rilanciare il Trattato, dimenticando che è stato respinto dal popolo in alcuni Stati membri. Il loro obiettivo è quello di raggiungere i loro scopi durante la presidenza francese nel primo semestre 2008. Nel gennaio scorso, 18 governi si sono incontrati a Madrid per trovare un compromesso sul testo respinto del TCE.

Stando così le cose,  è essenziale per la democrazia  che i movimenti sociali e politici propongano soluzioni alternative  concrete e che le loro proposte vengano prese in considerazione. Gli Attac d’Europa chiedono che un nuovo trattato si fondi sui seguenti 10 principi riguardanti il procedimento di stesura del Trattato (parte I), i contenuti istituzionali (parte II)  e le politiche Europee (parte III)

PARTE  I:   IL PROCEDIMENTO

1. Avviare un procedimento democratico

Un nuovo trattato dovrà essere elaborato e adottato democraticamente. Gli Attac Europei si oppongono a qualsiasi tentativo di riesumare il TCE e propongono quanto segue:

- una nuova Assemblea democratica, eletta direttamente dai cittadini di tutti gli Stati Membri, che abbia il mandato di elaborare, con la partecipazione effettiva dei parlamenti nazionali, la proposta di un nuovo Trattato

- la composizione dell’Assemblea dovrà rispettare la parità tra uomini e donne (e non avere solo il 16% di donne come nella convenzione che ha elaborato il TCE), essere rappresentativa di tutti i settori della società ed essere intergenerazionale.

- il nuovo trattato dovrà essere sottoposto a  referendum in tutti gli Stati membri. Il risultato del voto dovrà essere conteggiato paese per paese.

- durante la campagna di ratifica, le istituzioni europee e gli Stati Membri dovranno emanare regole tali da assicurare un dibattito approfondito, di sufficiente durata,  indipendentemente dagli interessi economici dominanti, ad es. nel settore dei media.

PARTE  II:  CONTENUTI ISTITUZIONALI

2. Migliorare la democrazia

Un nuovo Trattato dovrà fondarsi sui più avanzati principi democratici esistenti. Nell’ attuale Unione Europea non esiste una chiara separazione dei poteri e ciò è causa di un grave deficit di democrazia. Infatti il Parlamento Europeo benché sia la sola entità a livello europeo eletta democraticamente,   non ha potere di iniziativa legislativa, né facoltà di votare un bilancio, né di assumere decisioni politiche mentre la Commissione, istanza non elettiva, può proporre le leggi.  Nel contempo, siamo testimoni di un degrado della vita politica negli Stati membri.

Per questo gli  Attac d’Europa chiedono che:

* i principi fondamentali di un nuovo trattato siano: la dignità umana, lo stato di diritto, la democrazia rappresentativa e partecipativa; la giustizia economica e sociale, la sicurezza sociale e politiche di inclusione delle persone, la solidarietà, l’uguaglianza e la parità tra uomini e donne, lo sviluppo sostenibile e  l’ impegno per la pace;

* una netta separazione dei poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. Bisogna mettere fine al monopolio della Commissione in materia di proposte di legge. In questo campo tutte le istituzioni e i cittadini dell’Unione devono godere del potere d’iniziativa;

* Il Parlamento Europeo deve avere il diritto di proporre e approvare  la legislazione dell’Unione Europea, nonché il diritto esclusivo di nomina e revoca della Commissione UE e dei singoli membri;

* il rafforzamento dei parlamenti nazionali sia a livello nazionale che a livello europeo: i parlamenti nazionali debbono riappropriarsi del loro ruolo legislativo europeo e nazionale.

* Un nuovo trattato deve descrivere in modo chiaro sia le competenze dell’Unione Europea ai diversi livelli sia i loro limiti rispetto a quelle degli Stati nazionali e delle autorità locali. La Corte di Giustizia Europea non dovrà poter agire come legislatore di fatto,

* la Banca Centrale Europea (BCE) deve sottostare a un controllo democratico.

Le priorità della sua politica monetaria devono essere la giustizia economica, il pieno impiego e la sicurezza sociale per tutti i cittadini europei. Inoltre l’Eurogruppo deve assumersi le proprie responsabilità previste dai trattati attualmente in vigore  circa la definizione della politica dei cambi.

3. Instaurare la trasparenza

Attualmente i cittadini devono far fronte a una serie di difficoltà nell’esercizio del loro diritto all’informazione. Spesso i dibattiti del Consiglio e del Comitato dei rappresentanti permanenti (CORERER) non sono pubblici. Il lobbying si diffonde sempre di più e mina la democrazia.

Noi chiediamo che:

- le riunioni, i comitati e i gruppi di lavoro siano tutti aperti al pubblico;

- sia garantito l’accesso all’informazione a tutti i cittadini europei;

- il Trattato stabilisca dei limiti precisi al lobbying e obblighi tutti i lobbisti a rendere pubblici i loro interessi e fonti di finanziamento. Lo stesso vale per i membri del Parlamento europeo, della Commissione e dei Comitati;

- il nuovo Trattato dovrà essere breve, chiaro e comprensibile per chiunque;

- tutte le lingue devono essere considerate su un piano di parità e i documenti della UE dovranno essere disponibili in tutte le sue lingue ufficiali.

4. Sviluppare la partecipazione e la democrazia diretta

Nel nuovo trattato dovrà essere incluso il diritto fondamentale dei cittadini a partecipare direttamente alla cosa pubblica, proponendo forme di democrazia diretta ampie, comprensibili e applicabili. Dovrà, ad esempio, sancire i seguenti diritti:

    possibilità, per un  certo numero di cittadini di un certo numero di Stati membri, di proporre una legge da discutere e sottoporre al voto del Parlamento europeo

    possibilità per un certo numero di cittadini, di richiedere al Parlamento europeo l’indizione di un referendum in tutti gli Stati membri, il cui risultato sia vincolante

   stabilire limiti all’influenza delle imprese sulle istituzioni UE e sulle loro decisioni, obbligandole alla trasparenza e riducendo i loro privilegi di accesso,

    istituzione di una consultazione dei movimenti sociali e delle ONG su ogni nuova iniziativa legislativa europea, alla pari degli altri gruppi di interesse.

Il primo referendum da organizzare in tutti gli Stati membri dovrà riguardare il nuovo Trattato.

PARTE  III : LE POLITICHE EUROPEE

5. Rafforzare i diritti fondamentali

Il nuovo Trattato dovrà essere elaborato sulla base dei diritti fondamentali più avanzati contenuti nei trattati internazionali esistenti o tendere a rafforzarli, in particolare:

-  Convenzione europea di protezione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU),

-  Carta sociale europea di Torino e Codice Europeo di Sicurezza Sociale

Garantire i diritti fondamentali nel trattato è una tappa necessaria. Tuttavia, la Carta dei diritti fondamentali dell’UE inserita nel TCE ignora importanti diritti fondamentali, attenua la formulazione di altri, ne limita fortemente l’applicazione negli allegati all’atto finale, o vieta che essi vengano rivendicati in Tribunale. Per questo motivo non possono essere chiamati diritti fondamentali.

Gli Attac d’Europa chiedono quindi che:

- i diritti fondamentali elencati nella CEDU, nella Carta sociale europea e nel Codice europeo di sicurezza sociale, possano essere rivendicati nei tribunali nazionali o europei;

- l’UE ratifichi la CEDU di modo che anche le sue istituzioni siano soggette alla giurisdizione della Corte Europea dei Diritti dell’uomo;                                                                                                                                                   

- sia esplicitamente  stabilito che questi diritti fondamentali e i principi del Trattato prevalgono su ogni altra norma, primaria o secondaria, dell’Unione Europea;

- i diritti fondamentali non siano limitati da leggi nazionali o europee, o dall’interpretazione personale della presidenza della Convenzione;

- il nuovo trattato dovrà porre l’accento sull’uguaglianza di accesso ai diritti sociali  e del lavoro indipendentemente dal paese d’origine;

-  la cittadinanza europea sia concessa a tutti i residenti in Europa;

-  i diritti suddetti vengano rispettati anche nella politica estera dell’UE (ad es. per le politiche di sicurezza, migratorie, ambientali, commerciali).

6. Tutelare e migliorare le conquiste democratiche

Attualmente, le conquiste democratiche e sociali, i diritti del lavoro, le norme ambientali e di sanità pubblica sono subordinate alle norme dei precedenti trattati, in particolare ai principi di concorrenza e di liberalizzazione.

Un nuovo trattato europeo non dovrà compromettere quelle conquiste ma dovrà invece offrire ai popoli d’Europa, ai parlamenti e ai governi, gli strumenti per un ulteriore avanzamento mediante la cooperazione.

Gli Attac d’Europa rivendicano:

- il diritto di contrattazione collettiva, il diritto di sciopero; i principali standard dell’ Organizzazione Internazionale del Lavoro ILO/BIT dovranno essere elevati al rango di diritti fondamentali;

- ogni Stato membro dovrà poter adottare e sostenere normative più ambiziose di protezione sociale, del lavoro, dell’ambiente e di protezione di gruppi specifici;

- l’ Unione Europea deve considerarsi come un’unione di cooperazione  (non concorrenziale) la cui finalità è il continuo miglioramento degli standard ambientali e sociali e cio al fine di ottemperare ai principi costituzionali di sicurezza sociale e di sostenibilità. Dovrà pure essere adottata una normativa intesa a contrastare il dumping fiscale e sociale;

- deve essere dichiarato che il diritto di proprietà comporta degli obblighi e che il suo esercizio deve essere compatibile con il benessere collettivo;

- la democrazia economica e la partecipazione nell’economia devono essere migliorate a tutti i livelli.

7. Prefigurare un ordine economico alternativo

Il nuovo Trattato dovrà rispettare i valori fondamentali e i principi democratici sopra citati. Dovrà rendere possibile la messa in atto di politiche alternative e non imporre un determinato modello economico come era il caso del TCE e dei precedenti trattati che prescrivevano ripetutamente, “un economia di mercato aperta in cui la concorrenza è libera e non distorta.(1) Assunto che non ha ragion d’essere in un trattato costituzionale né in un trattato istituzionale. Qualunque sia il modello economico prescelto, esso deve scaturire da un iter politico democratico.

Gli Attac d’Europa chiedono che:

    i trattati non impongano alcun modello economico particolare ma autorizzino scelte alternative ad ogni livello,

    la “libera concorrenza” non sia eretta a principio universale della UE. La definizione dei campi in cui la “libera” concorrenza è autorizzata, e di quelli in cui non lo è (per es. la fornitura di acqua potabile, l’istruzione, la sanità, l’agricoltura)  deve avvenire mediante  processi democratici, a livello nazionale ed europeo. In nessun caso tali definizioni saranno costituzionalizzate;

    la legge europea, ad es. la legge sulla concorrenza, non deve scalzare il diritto degli stati membri di definire, organizzare e finanziare i beni pubblici quali: fornitura dell’acqua potabile, sanità, istruzione o trasporti pubblici. Erogare e migliorare i beni pubblici ad ogni livello deve, al contrario,  essere un obiettivo essenziale della costruzione europea.

 8. Definire le finalità e non i mezzi

Una democrazia vera, vitale, stabilisce quali debbano essere gli strumenti per raggiungere gli obiettivi della propria costituzione. Ma prescrivere precise politiche nella costituzione stessa è inappropriato.                                                                                                                    

Ad esempio:

- gli obiettivi di una politica dei trasporti dovrebbero essere “mobilità sostenibile” nonché “pari accesso alla mobilità per tutti”,  e non la costruzione di reti trans-europee-->(2) di strade, autostrade e ferrovie ad alta-velocità;

- gli obiettivi di una politica agricola dovrebbero essere “agricoltura sostenibile”, mantenimento delle piccole aziende agricole di proprietà, nonché “produzione di cibi sani e sufficienti al fabbisogno, e non “l’aumento di produttività”, “la razionalizzazione” oppure “il massimo sfruttamento possibile dei fattori di produzione, specie di mano d’opera”-->[3];

- ”l’obiettivo prioritario” della Banca Centrale Europea (BCE) non dovrebbe essere “la stabilità dei prezzi”<![4]--> ma la giustizia economica, il pieno impiego e il benessere di tutti.

- il principio di sostenibilità ecologica deve essere prioritario rispetto alle libertà di mercato e alla logica del profitto. Deve essere il principio guida per le politiche energetiche, dei trasporti ed agricole.

9. Mirare alto in materia sociale e fiscale

In un’area come quella UE le cui economie sono fortemente integrate da decenni di liberalizzazione  (del commercio, della finanza e degli investimenti) gli Stati membri sono impegnati in una corsa al ribasso in settori essenziali quali le politiche sociali e fiscali. Per contrastare questa tendenza è importante varare contromisure a livello europeo e incoraggiare una rincorsa verso l’alto  tramite provvedimenti specifici, nel quadro di un nuovo trattato.

Gli Attac d’Europa propongono che:

   siano adottati provvedimenti miranti a combattere l’evasione e la concorrenza fiscale. Vengano adottati provvedimenti minimi ma ambiziosi a livello europeo, in particolare sulla tassazione dei  redditi da capitale e  delle imprese.

     l’insufficiente politica sociale della UE sia sostituita da un insieme trasparente ed applicabile di diritti e “minimi” sociali ambiziosi. In queste normative va tenuto conto delle capacità economiche differenti, mediante “passaggi”, vale a dire imponendo norme più elevate per i paesi ricchi e meno elevate per i Paesi poveri.

Queste regole dovranno essere applicate in modo da non impedire ad un Paese di adottare norme ancora migliori.

Se diversi Stati membri desiderassero, per esempio, applicare una politica sociale più ampia o adottare normative del lavoro più rigorose di quelle in vigore nell’insieme dell’UE, essi potranno decidere di firmare un accordo di collaborazione sui temi in questione.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

10. Affermare l’impegno per la pace e la solidarietà

Per quanto riguarda la sicurezza, obiettivo  primario deve essere la “pace” (nel suo significato più ampio) e non l’accumulazione di armi a livello internazionale. Il progetto di TCE  afferma che: “gli stati membri devono impegnarsi a migliorare gradualmente le proprie capacità militari”. La creazione di una “agenzia europea di difesa” avrebbe, tra l’altro, il compito di “sviluppare gli armamenti”.

Il nuovo Trattato dovrebbe proporre un’ambiziosa e forte politica per l’Europa: l’UE deve avere un ruolo chiave nella definizione di un nuovo ordine internazionale e multilaterale, volto a costruire la pace e a rifiutare il ricorso alla guerra e la militarizzazione come mezzi per la soluzione dei conflitti internazionali.

In particolare mettiamo sotto accusa il concetto neo-conservatore di “missioni militari preventive”.

Gli Attac d’Europa chiedono:

assoluto rispetto del diritto internazionale, in particolare della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e del Trattato di Non-Proliferazione (da cui l’obbligo del disarmo). L’UE deve comunque promuovere la riforma democratica dell’ONU;

la promozione del disarmo su scala planetaria, cominciando dal proprio territorio;

la rivendicazione da parte della UE della propria indipendenza nei confronti della NATO;

forti investimenti per creare in tutti gli Stati membri e a livello europeo, le istituzioni incaricate di lavorare alla risoluzione pacifica dei conflitti;

affermazione del principio dell’uguaglianza tra generi nell’elaborazione delle politiche e nella partecipazione alle attività di politica estera della UE.

Questi principi sono stati elaborati da una quindicina di associazioni Attac d’Europa. Molte divergenze sono state superate, altre gestite in modo da non bloccare il prosieguo dei lavori. Anche se questi principi possono essere ulteriormente migliorati e altri ancora venire aggiunti<!--[if !supportFootnotes]-->[6]<!--[endif]-->, noi pensiamo che essi rappresentino un buon punto di partenza per contrapporre una risposta progressista e popolare ai tentativi di alcuni governi europei di resuscitare il vecchio TCE o di rimettere la UE sugli stessi binari di prima.

Noi riteniamo che l’orientamento maggioritario in Francia e Olanda escluda d’ufficio queste due opzioni.

Oltre a rappresentare una piattaforma comune e uno strumento comune di iniziativa per le organizzazioni firmatarie, la nostra dichiarazione intende aprire il confronto con altre forze progressiste in Europa. Infatti, solo un’ampia convergenza di forze potrà imporre un’altra Agenda per l’Europa, diversa da quella immaginata nel TCE

Attac agisce a favore della democrazia partecipativa, per istituzioni democratiche e per la cooperazione in Europa e nel Mondo. Ed è in questo quadro che le nostre proposte di giustizia economica e sociale e per un ambiente sostenibile potranno affermarsi in Europa e a livello globale.

Firmatari: Attac Austria, Attac Belgio, Attac Danimarca, Attac Finlandia, Attac Francia, Attac Germania, Attac Grecia, Attac Jersey, Attac Italia, Attac Norvegia, Attac Olanda, Attac Polonia, Attac Spagna, Attac Svezia, Attac Svizzera, Attac Ungheria

Fatto ad Amsterdam, Atene, Berlino, Berna, Bruxelles, Helsinki, Jersey,  Copenhagen, Madrid, Oslo, Roma, Stoccolma, Varsavia, Vienna l’ 11 marzo 2007

Artt. III-177, III-178 e III-185 del TCE

Art. III-246 del TCE

Art. III-277 del TCE

Artt. III-177 e III-185 del TCE

Art. 1-41

Rivendichiamo inoltre politiche alternative che si oppongano all’Europa Fortezza, alla criminalizzazione dei migranti, alle regole commerciali ingiuste, al debito e alla povertà,  e chiediamo che sia intensificata la cooperazione su basi di uguaglianza con i paesi poveri.