L’annuncio (anche troppo tardivo) di Papandreu dell’organizzazione di un referendum sul piano europeo di “aiuti” alla Grecia è un primo passo della democrazia nei confronti dei piani di austerità che si abbattono ovunque in Europa.
Dipenderà dalla formulazione del quesito e dalle condizioni del dibattito perché il referendum non si traduca in una manipolazione politica.
Ma è anche l’occasione per un vero dibattito di civiltà, che faccia da risonanza alle rivendicazioni del popolo per una maggiore democrazia3 come è avvenuto in Islanda con il rifiuto del vasto piano di austerità sociale previsto.
Il piano europeo di aiuti alla Grecia, anche se organizza un’insolvenza parziale e comunque inevitabile della Grecia rispetto al proprio debito, non risolve nessuno dei
problemi di fondo posti dall’incoerenza della Zona euro e dall’irresponsabilità della finanza.
Aggrava ulteriormente l’austerità e la tutela della “troika” – Commissione UE, BCE e FMI – sul popolo greco. Le oligarchie europee pensavano di poter imporre ai loro popoli le esigenze delle banche e dei fornitori di denaro, riparandosi dietro le maggioranze parlamentari. Ma le politiche di austerità che stanno distruggendo la Grecia e che si allargano progressivamente al resto dell’Europa, suscitano resistenze sociali troppo forti!
I cittadini non si riconoscono più in una classe politica infeudata ai dogmi e agli interessi della finanza. “Voi non ci rappresentate!”: il grido degli Indignati alla classe politica ha ormai la forza dell’evidenza. La decisione di Papandreu, tipico rappresentante dell’oligarchia politica greca, di dare la parola al popolo è comunque una buona novella.
Anche se Sarkozy, come la maggior parte dei dirigenti europei, è “costernato” dalla decisione in cui vede solo demagogia e irresponsabilità.
Non dubitiamo che si metterà subito in moto la macchina mediatica, in Grecia e in Europa, come avvenne in Francia nel 2005 per il referendum sul Trattato costituzionale europeo.
Le destre e una pseudo sinistra fustigheranno l’arcaismo e il nazionalismo dei Greci incolpati di voler uscire dall’Europa e affossare l’Euro. Ma è esattamente il contrario: il
popolo greco, difendendo i propri diritti sociali e la propria sovranità democratica, difende i diritti di tutti i popoli europei. I movimenti sociali europei devono appoggiare il movimento greco che rifiuta le politiche devastanti e micidiali di iperausterità.
La vittoria del “no” al referendum greco non basterà da sola a risolvere la crisi attuale. Ma porrà concretamente la necessità di un’alternativa al modello neoliberale, a partire dalla denuncia del debito illegittimo, dal rifiuto di politiche di regressione sociale e dalla riconquista della sovranità democratica sulla nostra moneta comune: l’euro.
Attac impegnerà nelle prossime settimane tutte le proprie energie per costruire la solidarietà europea con il popolo greco, per far trionfare il NO all’austerità e porre le prime basi per la rifondazione di un’Europa democratica e solidale.
Torino, 1 novembre 2011