I prodromi di una crisi finanziaria internazionale: il prezzo della de-regolamentazione finanziaria!
Da diversi mesi i mercati finanziari sono in preda a pericolosi sussulti. Le piazze finanziarie perdono fiducia con conseguente grande instabilità dei corsi. L’attuale situazione di crisi era prevedibile. Deriva da assunzioni di rischi eccessivi e da comportamenti speculativi dei principali attori finanziari in un contesto di denaro facile e a buon mercato di questi ultimi anni.
La crisi è iniziata negli Stati Uniti e tende a generalizzarsi nell’insieme delle piazze finanziarie del pianeta. Le difficoltà hanno avuto inizio nella primavera del 2007 con la crisi del mercato del credito immobiliare americano (subprime) che ha comportato fallimenti a catena, tra i quali quello di uno dei maggiori operatori americani, l’American Home Mortgage (AHM). La crisi americana riflette bene la particolare situazione degli Stati Uniti, paese emittente della più importante moneta internazionale, il dollaro. Paese che registra deficit esteri da due decenni, accumulando così un enorme debito internazionale stimato sui 3000 miliardi di dollari. Un debito nelle mani di creditori esteri, attraverso i Buoni del tesoro americano detenuti dalla Banca centrale cinese, o il debito immobiliare delle famiglie americane acquistato da banche e investitori stranieri, in particolare europei.
La crisi americana, conseguenza della mondializzazione finanziaria, si è propagata ai paesi le cui banche hanno partecipato al finanziamento molto redditizio delle attività immobiliari negli USA. Così in Germania, la banca IKB, uno dei maggiori soggetti finanziatori delle piccole e medie imprese (PMI) si è trovata intrappolata dalla sua esposizione ai rischi del mercato immobiliare americano. Le autorità tedesche hanno dovuto intervenire con un salvataggio d’urgenza per evitare il contagio del sistema bancario tedesco ed europeo, cosa mai più vista dopo la grande crisi degli anni ’30!
La crisi finanziaria ormai s’intensifica con il crollo degli hedge funds (fondi speculativi) e dei Private Equity Funds che hanno occupato una posizione centrale sui mercati finanziari grazie a tassi d’interesse molto bassi, una fiscalità molto favorevole e un grande lassismo delle autorità finanziarie. Con prestiti massicci delle banche, i Private Equity Funds hanno comperato molte aziende con operazioni di Leverage Buy Out (LBO). In altre parole, con un apporto di capitale limitato al 10%, questi investitori hanno acquistato a credito delle imprese al solo scopo di rivenderle rapidamente realizzando consistenti plus-valenze.
Questa tecnica di LBO è doppiamente scandalosa. Da un lato, queste acquisizioni a credito, o con effetto leva, permettono ai fondi e ai dirigenti di arricchirsi rapidamente a scapito delle imprese e dei loro lavoratori facendo rimborsare dalla società acquistata, tramite il versamento di generosi dividendi, sostanzialmente il costo della sua acquisizione. Dall’altro lato, i LBO hanno contribuito a gonfiare in maniera eccessiva i crediti bancari, e questo è uno dei fattori attuali di destabilizzazione dei sistemi bancari. Le restrizioni al credito in seguito alla crisi finanziaria attuale, come pure l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalle banche centrali, mettono in difficoltà questi predoni fiscali, alcuni dei quali sono già falliti. Il che rischia di provocare la chiusura delle imprese controllate da loro controllate e la contestuale distruzione di molti posti di lavoro.
I comportamenti speculativi e predatori dei principali attori della finanza internazionale (Hedge Funds, Private Equità Funds e banche) sono i maggiori responsabili dell’attuale crisi finanziaria, incoraggiati dal lassismo delle autorità finanziarie e monetarie. Le quali non hanno voluto opporsi alle pratiche irresponsabili che ora mettono in pericolo la stabilità dei sistemi finanziari. Crisi che rischia di allargarsi e di minacciare l’esistenza delle imprese vittime di quei protagonisti della finanza il cui unico obiettivo è realizzare profitti a breve termine.
Solo uno stretto controllo dei mercati finanziari e dei loro attori è in grado di prevenire le crisi finanziarie che, anche di recente, hanno dimostrato di avere un alto costo economico e sociale.
Tra gli interventi urgenti da realizzare per mettere la finanza al servizio dell’economia, Attac propone di:
istituire un controllo dei movimenti di capitali che permetta di limitare i fenomeni di contagio tra i paesi in preda a crisi finanziarie,
imporre regole rigorose agli investitori come gli Hedge Funds e Private Equità Funds, per limitare l’assunzione di rischi eccessivi che mettono in pericolo la stabilità finanziaria; per esempio, diventa necessario porre fine all’effetto leva (LBO) che permette ai Private Equity Funds di acquistare delle imprese finanziando a credito il 90% del valore delle stesse.
esigere che le Banche centrali includano la stabilità dei mercati finanziari tra i loro obiettivi prioritari. È anacronistico che la BCE vigili strettamente sull’evoluzione dei prezzi dei beni e servizi, che è oggigiorno largamente sotto controllo, e che la stessa BCE non cerchi di intervenire per lottare contro l’instabilità a volte devastante dei prezzi degli attivi finanziari e immobiliari.
disporre la chiusura dei paradisi fiscali dai quali transita circa il 50% dei movimenti internazionali di capitali e togliere i segreto bancario in quelle aree di non-diritto, in modo da permettere alle autorità di potervi effettuare controlli fiscali e giudiziari.
In questa situazione, i Governi non devono sfuggire alle loro responsabilità. In particolare, rientra nel ruolo dell’Unione europea assumere le iniziative adeguate perché questa bufera non si trasformi in crisi finanziaria ancor più grave.
Attac Francia, 8 agosto 2007