Vi proponiamo di riprendere il confronto avviato nell'assemblea del 5 dicembre scorso tra comitati e movimenti della società civile impegnati a contrastare il pesante attacco ai Beni Comuni inserito nel Decreto Sblocca Italia e nella legge di (in)stabilità.
Pur nella diversità delle varie lotte, si è allora condiviso un comune sentire per come è condotta, nel micro e nel macro, la società e la percezione che chi ci governa e amministra sia sempre più lontano dal rappresentare l’interesse collettivo. In questo quadro desolante è emersa però la voglia di impegnarsi in specifiche iniziative a difesa di beni/diritti comuni.
Vorremmo ripartire da qui e provare a dare continuità a quell'assemblea.
Le politiche di austerità impattano in maniera devastante sugli enti locali, che sono ormai il luogo dove si concentra la crisi; pertanto pensiamo sia importante ripartire dai territori per una riflessione comune tra i movimenti, volta a creare una mobilitazione sociale. Tale mobilitazione non deve avere lo scopo né di puntare all’autocandidatura dei movimenti nelle istituzioni, né di sostenere questa o quella lista elettorale. Pensiamo che l'azione dei movimenti debba essere il promuovere un salto di qualità, che ci permetta di fare collegamenti tra le varie rivendicazioni, arrivando ad una piattaforma di obiettivi riconosciuti che vadano in direzione di una riappropriazione sociale dei beni comuni.
Vorremmo proporre alcuni filoni di ragionamento:
- Le risorse economiche dei comuni: quali obiettivi porci di fronte all'impoverimento dei comuni, prigionieri della trappola del debito, strangolati dal patto di stabilità, e colpiti da politiche di privatizzazione dei servizi pubblici locali che impediscono le funzioni di indirizzo e controllo politico dei consigli comunali?
- Il territorio urbano come risorsa: troppe volte le opposizioni a scelte sbagliate si manifestate in modo troppo tardivo. Questi ritardi derivano dall'incapacità dei movimenti di prevedere gli sviluppi delle politiche di appropriazione del territorio. Incapacità che deriva, forse, dalla non piena comprensione del ritrovato ruolo della rendita fondiaria nei processi dell'economia capitalistica. Ha senso pensare oggi ad un'urbanistica dal basso?
- Per una democrazia reale di prossimità: i Beni Comuni non sono tali se la loro gestione non è partecipativa. Quali sono gli strumenti per una reale partecipazione dei cittadini, che non si risolva in commissioni/osservatori/comitati di sorveglianza che valgono come rassicurazione psicologica ma non permettono di incidere davvero nelle scelte?
- Il rapporto col denaro ha inquinato ogni aspetto dell’attività politica. Perché non fare propria l’esperienza del movimento dell’Acqua che per il finanziamento della campagna referendaria ha ideato il “prestito con restituzione”? Soldi per fare politica non politica per fare soldi! Una forma di finanziamento adottata ora anche in Spagna da Podemos.
Pensiamo, insomma, che la partita della gestione del territorio, dei servizi, delle risorse naturali ma anche economiche, possa e debba essere giocata su un campo diverso da quello che finora ci è stato imposto. Non più quello dove il gioco ha regole scritte da pochi per l’interesse di pochi, ma un terreno dove i giocatori sono tanti e hanno consapevolezza di essere tali… e le regole le scrivono loro!
Vi invitiamo a parlarne già dal prossimo martedì 24 febbraio - ore 21 al Caffè Basaglia, via Mantova 34 – Torino
Il documento di lavoro è qui.
Comitato Acqua Pubblica Torino
Comitato Acqua Pubblica Torino Sud
Attac Torino