Attac Torino condivide pienamente le osservazioni critiche di CGIL e RSU Molinette pubblicate da Repubblica del 26 novembre 2022.[1]
L'Assessore Regionale alla Sanità L.G. ICARDI abbia il coraggio di mettere le carte in tavola sul finanziamento del Parco della Salute. I cittadini potranno così constatare la sua volontà di privatizzare "un grande e nuovo ospedale che Torino aspetta da più di vent'anni"
In questo senso si era pronunciata l'Associazione ATTAC Torino, presentando la seguente Osservazione alla Proposta di Revisione del Piano Regolare di Torino, finita nel nulla come la stessa Revisione del PRG avviata dalla Giunta Appendino. La riproponiamo ora perché conferma le ottime ragioni che hanno spinto CGIL e RSU Molinette a contestare l'Accordo di Programma approvato dalla maggioranza 5Stelle nel 2017 che dilapida in project financing i.ingenti flussi finanziari pubblici a esclusivo vantaggio degli interessi privati. conswegna[2]
Con questa forma di partenariato pubblico privato infatti, il pubblico garantisce la restituzione dell’investimento iniziale a cui si aggiungono gli interessi e un canone (che di solito si aggira attorno al 10-15% dell'investimento iniziale).
In alternativa al canone, al privato viene affidata la gestione dei servizi no core (quindi quelli non medicali) connessi con l’ospedale. Questi possono essere sfruttati economicamente in tutta libertà per un prefissato numero di anni che sono quelli ritenuti necessari per rientrare dell'investimento iniziale e delle varie spese di gestione e manutenzione nel corso del tempo realizzate. Il periodo di concessione è solitamente molto lungo, tra i 20 e i 30 anni.
Siamo dunque in presenza di una sostanziale privatizzazione della gestione dei servizi no core, nella quale il concessionario potrebbe, legittimamente, realizzare una convenienza, data dalla differenza fra l'importo percepito dall'Azienda Ospedaliera e quello pagato all'appaltatore.
Si aggiunga il fatto che in un settore come quello medico, ad elevato ritmo di innovazione, succedono tante cose in 20 o 30 anni: nascono nuove tecnologie, vengono scoperte nuove procedure e nuovi macchinari. L'ente pubblico, essendosi legato tramite la scelta della finanza di progetto, non è più libero di adeguarsi alla tecnologia più adeguata ed efficiente ma dipende sempre dal privato. Di fatto, per 20 o 30 anni non ha quasi più voce in capitolo perché il privato ha l'ultima parola sull'acquisto di nuove tecnologie o di diversi materiali e così via. Situazione che può generare gravi ritardi, lacune e inefficienze. E’ un oggettivo ostacolo alla tanto decantata eccellenza, è una totale smentita della comune credenza che il contributo dei privati nell'erogazione dei servizi generi automaticamente più efficienza!
Torino, 27 novembre 2022