Torino: dai santi sociali ai filantropi capitalisti
ATTAC - Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini
Educazione popolare rivolta all’azione
Dopo aver spremuto ogni possibile valore materiale dal lavoro, dal suolo e dall’aria di Torino, lorsignori ci propongono ora di uscire da un ventennio di decadenza con il city-branding.
Un’operazione di immagine che in questi giorni a New York l‘ «asse americano»” Cirio-Lo Russo affida al grande capitale perché determini le scelte concrete del nuovo Piano Regolatore della Città, tenute ben nascoste ai torinesi.
La Stampa ci dice che sognano una sopraelevata, cosiddetta High Line, di 700 alberi sopra il trincerone della futura Metro2 in via Sempione, che farà certo piacere agli abitanti di Barriera di Milano.
Ma è questa la grande occasione di riqualificazione della Zona Nord prospettata dall’assessore all’Urbanistica? Dirà che non sono di sua competenza i drammatici problemi degli sfratti, degli abbandoni scolastici, della sanità pubblica allo sfascio. E che il Sindaco cerca di portare lavoro con i cantieri, meglio se delle grandi opere come le Olimpiadi. Dimenticando che proprio le Olimpiadi del 2006 hanno affondato in un debito pauroso il bilancio della Città.
Prima di andare a New York, non sarebbe meglio andare in Barriera e rendersi conto che non è attrattiva la città incapace di rispondere ai reali bisogni di chi vi abita e lavora, di cercare di risolverli insieme, e non rimettersi più alle decisioni dei poteri forti disposti ad investire solo a fini di lucro? A camuffare ancora con sostenibilità ambientale e riqualificazione urbana le solite operazioni di sfruttamento del suolo e di speculazione immobiliare? A sostituire le elemosine di una volta con qualche briciola di filantropia, fiore all’occhiello del city branding?