Assemblea21: Lettera aperta alla città sul debito
In questo decennio di crisi abbiamo conosciuto la parola “debito” in tutto il suo odioso effetto: in suo nome abbiamo assistito a riduzioni di personale, al ridimensionamento dei servizi e al generale impoverimento della città, a causa del taglio dei più svariati capitoli o voci di spesa delle casse comunali. Ogni singola vertenza cittadina (di tipo ambientale, urbanistico, lavorativo o sociale) è venuta sempre a cozzare contro lo spauracchio del debito, dei soldi che mancano e che “purtroppo” impediscono a priori di soddisfare le richieste sollevate, senza doverle nemmeno valutare e discutere. In questo modo si è assistito all’annullamento di ogni possibile alternativa politica: anche l’attuale amministrazione di Chiara Appendino, dopo le rituali promesse elettorali, si è inchinata al sacro debito, che non può essere discusso o intaccato, ma dev’essere solo pagato, e non importa a quale prezzo.
Ma in cosa consiste realmente il debito di Torino?